Bononcini Giovanni

"Su di tromba al suon che rimbomba" Aria per Soprano, Tromba, Archi e basso continuo (dall'oratorio "La Maddalena a' piedi di Cristo)

(Musica vocale sacra)
Biblioteca Estense universitaria – Modena
Trascrizione a cura di Antonio Frigé
Introduzione di Matteo Bonfiglioli

ISMN: 979-0-705083-70-5

15 pagine

L’aria Sù di Tromba / Al suon che rimbomba appartiene all’oratorio La Maddalena a’ piedi di Cristo, di cui Bononcini ricevette commissione nel 1690 a Modena, dove ritornò dopo un soggiorno di due anni, 1689 e 1690, a Milano. Nella Biblioteca Estense di Modena è conservata la notizia che il 21 marzo 1690 gli furono pagate «venti doble» per la sua composizione. Basato su un libretto di Lodovico Forni, «in due parti, à cinque Voci con Stromenti», propone la contrapposizione tra le forze del bene e del male, rappresentate rispettivamente da Amor celeste e Cristo, Amor terreno e Fariseo. Il conflitto, che vede l’intervento della tromba come a sottolineare l’atavico scontro, si risolve nel pentimento di Maddalena. L’aria, il cui protagonista è l’Amore celeste, accompagnato da violino I e II, viola e basso, si struttura secondo la forma del da capo.
A proposito del da capo, è interessante l’interrogazione di un trattato vocale risalente al 1727, composto da un celebre castrato e maestro di canto, Pier Francesco Tosi, anch’egli al servizio della corte di Vienna come compositore. La sua opera Opinione de’ cantori antichi e moderni, o sieno osservazioni sopra il canto figurato ha valore retrospettivo, poiché legata ad un’arte basata sull’espressione patetica che sta cedendo il passo ad una maniera di canto più virtuosistica. Il da capo deve essere necessariamente variato: «Nel dir poi le Arie da capo, chi non varia migliorando tutto quello che cantò, non è un grand’Uomo». Tosi spiega che nella prima parte sono concessi «ornamenti semplici, gustosi, e pochi» e che nella seconda sezione, per contrasto, si consiglia l’aggiunta di «un artificio singolare», per dar mostra di maggiore abilità. È necessario presentare ad ogni nuova esecuzione, come i migliori fra gli antichi cantanti erano soliti fare, cambiamenti che mantengano viva l’attenzione dell’ascoltatore; si deve preferire, infatti, una vocalità abbondante, seppur non di grande qualità, ad una sterile e ripetitiva.

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